VIAGGI DI GRUPPO SOLIDALI IN MADAGASCAR: L’ESPERIENZA DI MAURA, ALESSIA E LUIGI

A maggio 2023 si è svolto il primo Viaggio di Gruppo Solidale del 2023 targato Namatours, il primo dopo tanti anni di pandemia.

La nostra travel designer Nicole ha accompagnato Maura, Alessia e Luigi in un bellissimo viaggio on the road che li ha portati dalla capitale Antananarivo fino a Tulear, attraverso i panorami sconfinati degli altopiani centrali, la natura rigogliosa della riserva di Anja, il deserto roccioso dell’Isalo e la costa selvaggia del Sud.

A Tulear poi il gruppo ha dedicato la seconda parte del viaggio a svolgere attività di volontariato insieme allo staff locale di Aid4Mada onlus, l’associazione di cui Nicole è presidentessa e di cui Maura, Alessia e Luigi sono sostenitori. Questi giorni hanno rappresentato la parte “speciale” del viaggio perchè hanno consentito ai viaggiatori di scoprire “l’altro Madagascar”, quello che solitamente rimane fuori dai circuiti turistici. I volontari hanno infatti, tra le varie cose:

  • visitato villaggi rurali in cui l’associazione ha costruito pozzi per l’acqua potabile, raggiungibili solo con mezzi di fortuna;
  • trascorso giornate con i bambini della scuola e dell’orfanotrofio gestiti dall’associazione;
  • incontrato le famiglie dei bambini sostenuti a distanza all’interno delle loro misere abitazioni;
  • visitato il laboratorio dove vengono prodotti i fornelli da cucina migliorati che l’associazione sta distribuendo a migliaia di famiglie;
  • partecipato a una campagna di sensibilizzazione all’igiene personale;
  • soggiornato presso la struttura di Aid4Mada a Tulear, insieme ai collaboratori locali dell’associazione

Un viaggio insomma molto intenso e ricco di esperienze ed emozioni, che abbiamo deciso di farci raccontare direttamente dai protagonisti che l’hanno vissuto.

Tutti voi siete dei viaggiatori incalliti e avete visitato tantissimi Paesi nella vostra vita. In cosa secondo voi il Madagascar è diverso da tutto quello che avete visto finora?

Maura:

Ho visitato tanti paesi ma mai uno così povero, forse il Guatemala si avvicina. In cosa è diverso il Madagascar? Penso ai sorrisi e agli occhi dei bimbi che ti circondano e ti guardano incuriositi. Penso all’apparente serenità, o forse rassegnazione, con cui la popolazione accetta la propria condizione di estrema povertà. Penso alla miseria che ho visto, non pensavo potessero esistere simili condizioni di vita.

Alessia:

Una cosa mi ha colpito particolarmente del Madagascar: il suo straordinario popolo. Pacifico, mite, accogliente, caloroso, gioviale. Nonostante le condizioni di vita fortemente disagiate, esprime una serenità che l’Occidente si sogna..  sempre pronti a sorridere, cantare e ballare, pieni di gioia di vivere. E tutti quei meravigliosi bambini… tanti tanti bambini ovunque! Ho scoperto che ben il 50% del popolo malgascio è al di sotto dei 15 anni.. e quindi si è continuamente attorniati da questi fantastici bambini, curiosissimi nei confronti di noi vasaha, gli stranieri bianchi. Ti chiamano, ti toccano, ti abbracciano, ti sorridono, ti chiedono attenzioni.. con i loro profondi occhi neri che arrivano dritti dritti all’anima e la cantilena melodiosa della loro lingua, che ti rimane nelle orecchie per l’eternità.. E il cuore si squaglia..

Luigi:

E’ difficile per me rispondere  a questa domanda e nel tentare di farlo corro il rischio di diventare troppo prolisso: ciascun Paese è diverso dall’altro e ha proprie peculiarità, compreso il nostro, e non è facile sintetizzare queste diversità in poche righe. Inoltre abbiamo visitato una piccola parte del Madagascar e credo quindi che ciascuno di noi non possa che esprimere una visione parziale. Dividerei comunque in tre aree il nostro viaggio: la capitale Antananarivo, gli altopiani con i suoi paesaggi, le sue cittadine e villaggi e, infine, la regione di Tulear.  La capitale, che abbiamo visto solo attraversandola in auto, presenta, mi pare, caratteristiche tipiche di altre città africane. E’ stato interessante osservare la vita che vi si svolge, le persone, le bancarelle, i negozietti e le merci. Non ho visto qui molta gente sorridere. Tanti sguardi sono cupi o di persone intente alle proprie occupazioni e traffici. Quando si esce dal perimetro della capitale e ci si inoltra verso l’altopiano comincia ad apparire qualcosa di molto diverso. E’ un paesaggio diverso da quello africano che ho conosciuto, un paesaggio immenso, selvaggio, fatto di colline, (in seguito di distese pianeggianti) di tante sfumature di verde e di ocra, generosi corsi d’acqua del colore della terra, casupole rossastre anch’esse del colore della terra malgascia, villaggi di terra paglia e lamiera, le bici stracariche di fieno per gli zebù. Sembra disegnato da un dio bizzarro. Ti prende, ti assorbe e ti inghiotte. Hai voglia di respirarne avidamente l’aria. Richiama urgenti riflessioni interiori, apre l’orizzonte della mente. Le persone. Sono inizialmente un enigma per me. Si incontrano bimbi curiosi e socievoli. Non sai se sono solo curiosi o si aspettano qualcosa da te. Forse entrambe le cose. Si vedono anche qui adulti intenti nelle proprie occupazioni, seri. Si incontra di tanto in tanto il sorriso di una donna che porta sul capo il suo fardello. Nelle cittadine – mercato sembra tutto sommato svolgersi una vita ordinata, anche se a tratti si ha la sensazione dell’insicurezza, del pericolo.  Tulear è un mondo a parte. E’ l’abisso. L’ultimo girone dell’inferno. Qui il pullulare di attività umane diventa caotico, infernale. I suoi odori ti prendono lo stomaco. Vedo un’umanità affaticata, e tuttavia vitale. Misere esistenze condotte all’interno di povere e maleodoranti capanne-baracche. E tuttavia la forza della vita e della sopravvivenza che si percepisce nell’aria, nei sorrisi dei bimbi è la cosa che più emerge e ti avvolge. Non ho viaggiato così tanto in Africa per dire se questa è una diversità. 

Pensando alla prima parte del vostro viaggio, ovvero quella on the road da Antananarivo a Tulear, qual è l’esperienza che vi ha colpito di più?

Maura:

Ho apprezzato ogni giornata on the road e, tralasciando l’aspetto paesaggistico, l’incontro con i lemuri, i baobab…..quello che mi ha colpito di più  è stata la visita alla miniera di zaffiri. Vedere la fatica, il mettere a repentaglio la propria vita per cercare qualche pietra che magari non verrà trovata o forse verrà sottopagata dai mercanti cingalesi che sfruttano queste povere persone fa male al cuore.

Alessia:

I colori davanti agli occhi: il rosso incandescente della terra, l’azzurro intenso del cielo, il verde delle risaie degli altopiani, i vivaci abiti delle donne. E poi l’ingegno e le abilità manuali degli artigiani, quel sapere umano, quell’utilizzo delle mani per dare vita ai più svariati oggetti.. abilità ormai quasi del tutto scomparse nell’industrializzata civiltà occidentale.

Luigi:

Amo la natura e mi diverte osservare i lemuri. Lo farei per ore. Amo i paesaggi, quindi il parco dell’Isalo e l’area circostante li ho trovati fantastici. Ho avuto grande interesse per le numerose attività artigianali che abbiamo osservato e ammiro la maestria con cui vengono svolte. Tuttavia, parlando di esperienze, quella che più mi ha colpito e fatto riflettere è la visita alle attività minerarie di Ilakaka: esseri umani che entrano armati di una semplice pala nelle viscere della terra, mettendo a repentaglio la loro vita per poter mangiare. Si rubano alla terra i suoi gioielli più preziosi perché altri esseri umani si arricchiscano e altri ancora possano sfoggiarli per appagare la propria vanità. Nel viaggiare ho sempre la tendenza a entrare, a immedesimarmi nella vita degli altri. A chiedermi: come sarebbe la mia vita qui? Come sarebbe se fossi uno di loro? Se abitassi in una di queste capanne? Se dovessi fare alcuni chilometri per recarmi in uno stagno o in una pozza d’acqua fangosa per prendere l’acqua o lavare la mia maglia? Le domande potrebbero essere infinite e ciascuna di esse richiama una riflessione interiore non generica, ma proprio su di te, sul tuo modo di vivere, di essere, di relazionarti. Noi essere umani nella vita ci occupiamo essenzialmente di noi stessi. Al massimo della nostra famiglia. Non siamo davvero in sinergia con altri esseri umani che vivono nel pianeta. Giudichiamo ogni cosa con due semplici parametri: “mi piace” –  “non mi piace” oppure “ne traggo vantaggio” – “non me ne viene nulla”. Conoscere questa realtà, comprenderla nella sua essenza, arricchirsi come persone, significa andare oltre questi parametri.

La seconda parte del viaggio è invece stata dedicata alla scoperta delle attività di Aid4Mada onlus a Tulear. Perchè avete deciso di fare questa esperienza e come l’avete vissuta?

Maura:

La proposta di viaggio solidale mi ha subito interessato e ho scelto di partecipare per provare a dare un aiuto anche se piccolo, e anche per mettermi alla prova, per vedere se in futuro sarò in grado di fare esperienze simili anche più lunghe. L ‘impatto con Tulear è stato scioccante: le centinaia e centinaia di pousse pousse e bajai che intasano la strada, il caos, la sporcizia, la puzza…….Arrivata a villa Tsararivotra (sede di Aid4Mada), vedere il filo spinato sulla recinzione, le misure di sicurezza, il fatto di non poter uscire se non accompagnati in macchina, mi ha sgomentato. Sgomento che però si è  risolto in fretta e sono entrata presto in sintonia con i ritmi della giornata e mi sono sentita parte di una grande famiglia accogliente. Partecipare alle attività e quindi sentirmi utile, entrare nelle  baracche in cui vivono le persone, incontrare i bimbi della scuola e dei villaggi mi ha regalato fortissime emozioni, ho pianto ma anche riso.

Alessia:

Tramite Aid4Mada, da qualche anno io e mio marito sosteniamo a distanza 4 bambini. Dopo esserci scambiati numerose lettere e foto, il nostro desiderio di conoscerli si è fatto sempre più prepotente. E così, appena abbiamo saputo del viaggio solidale organizzato in collaborazione con Aid4Mada, non ci abbiamo pensato su due volte e abbiamo colto al volo l’opportunità non solo di abbracciare i nostri bambini, ma anche di vedere tutte le attività dei progetti Aid4Mada, dalla scuola, alle water tower, all’orfanatrofio… e degli effetti migliorativi che esse hanno avuto sulla vite di tante persone, bambini in primis.
Quando ho deciso di intraprendere questo viaggio, ero consapevole del fatto che l’impatto emotivo con una realtà di estrema povertà non sarebbe stato facile, mi sentivo abbastanza preparata ad affrontare l’urto. Ma non lo ero, non abbastanza. Mai avrei potuto esserlo abbastanza… perché un conto è immaginarla da fuori, tutt’altra cosa è viverla da dentro. Quando ho visto le condizioni inumane di vita della maggior parte delle persone, ricordo di aver pensato ai gironi dell’Inferno di Dante, ricordo di aver pensato che l’Inferno non è dopo la morte per i cattivi, come ci insegna la nostra religione, ma è proprio qui, sulla Terra e ora.. e non certo per i cattivi.. ma per i poveri! Si è succeduta in me un’infinità di sentimenti: dapprima sgomento e incredulità, poi un profondo senso di dolore e sofferenza, infine disagio, vergogna e rabbia, tanta rabbia. Un senso di disagio e vergogna in quanto io appartengo alla civiltà occidentale, alla civiltà dello spreco abnorme, dei disvalori, del superfluo, alla civiltà che ha tutto e si fa venire la depressione, alla civiltà a cui importa solo di difendere il proprio piccolo privilegiato orticello e fa spallucce di menefreghismo di fronte a milioni di persone che vivono in condizioni estreme… e un fortissimo senso di rabbia di fronte a una tale ingiustizia umana: tutti gli uomini dovrebbero avere diritto a cibo, acqua e a una vita dignitosa e tutti i bambini dovrebbero avere diritto alla loro infanzia!

Luigi:

I motivi che hanno spinto mia moglie e me a fare questa esperienza sono due: da una parte il desiderio di conoscere questa parte sperduta di mondo e dall’altra quello di conoscere i 3 bimbi (tra i 7 e gli 11 anni) e la ragazza di 16 anni che da alcuni anni sosteniamo a distanza e con i quali eravamo desiderosi di instaurare un rapporto diretto, facendo crescere e diventare più consapevole la relazione con loro. Abbiamo vissuto entrambe le cose con forte coinvolgimento emotivo e con gioia. Abbiamo avuto modo di incontrarli e di abbracciarli più volte ed abbiamo avuto la possibilità, con l’aiuto prezioso dello staff di Aid4Mada, di supportare la maggiore nella prospettiva di un suo futuro professionale che le consenta – speriamo- di costruirsi una vita dignitosa. Inoltre la conoscenza diretta dell’attività di Aid4Mada, dai pozzi ai fornelli, dalla scuola ad altre innumerevoli altre attività e, infine, delle belle persone di Aid4Mada in Madagascar è stata un’esperienza davvero appagante, che resta nel cuore.

Con questo viaggio avete avuto modo di vedere “l’altro Madagascar” e di venire in contatto diretto con situazioni che solitamente restano fuori dai circuiti turistici. Che cosa vi ha lasciato questa esperienza così particolare?

Maura:

Avevo già  fatto alcuni viaggi con delle agenzie di tour solidali, ma in realtà meno difficili e in cui non erano previste giornate di volontariato, bensì visite a cooperative locali, incontri con minoranze etniche, visite a scuole, alloggiando spesso nelle case delle famiglie. Esperienze in cui ero, diciamo, una spettatrice e non parte attiva di un grande progetto di aiuto come quello di Aid4Mada. Vedere ciò che questa associazione ha realizzato, mi ha reso consapevole di come l’amore per gli altri e il mettersi in gioco di persona possano essere il motore per realizzare qualcosa che può veramente rendere meno dura e precaria la vita di tante persone. Dire che torno a casa arricchita è forse un luogo comune, ma è così che mi sento e torno pure un po’ arrabbiata: in un mondo civile non dovrebbero più esistere simili condizioni di “sopravvivenza”. Chiamarla vita è  difficile!

Alessia:

Questa esperienza mi ha lasciato tanto di tutto: tanto dolore, tanta gioia, tante emozioni e sentimenti: la vita vera! Ha stimolato una mia crescita interiore, nonché il desiderio e la volontà di dare il mio seppur piccolo contributo per rendere migliore questo mondo. Mi sono sentita parte della grande famiglia malgascia di Aid4Mada e ho contraccambiato con sincero affetto la loro amicizia. Mi sono innamorata di 4 piccole creature malgasce, a cui darò tutto il mio sostegno per avere una vita migliore.

Luigi:

Innanzitutto un turbinio di emozioni e di sensazioni che non accenna a quietarsi e che devo elaborare ancora del tutto. Ho viaggiato abbastanza ma non ero mai entrato così all’interno della vita della persone che sono in condizione di povertà e di indigenza. Non ero entrato in quei tuguri sporchi e maleodoranti in cui vivono anche 12 persone. Vederli vivere in quel modo per me è stato un pugno forte nello stomaco. Ho provato vergogna per me stesso. Mi porto dentro quelle vite e quegli odori, ma anche i sorrisi dei bambini e delle bambine, delle donne, la loro accoglienza calorosa, i loro abbracci. Noi abbiamo la tendenza a considerarci -con un pò di spensieratezza- l’ombelico del mondo, ma il mondo sa a malapena chi siamo. Ed è bene rendersene conto. Una volta in India a una manifestazione folkloristico-sportiva per l’indipendenza nazionale alcuni ragazzi, tutti laureati, ci chiesero di dove eravamo. Tentarono di fare mente locale, poi dissero ah, l’Italia….quell’appendice che sta più o meno sotto la Germania? Beh, noi siamo più o meno quello.

Cosa vi sentireste di consigliare a chi volesse fare un viaggio solidale di gruppo in Madagascar come il vostro?

Maura:

Consiglierei di partire con la mente aperta, sgombra di pregiudizi, di non farsi spaventare da una realtà così dura e godere appieno di ogni giornata passata con questo popolo in un paese meraviglioso.

Alessia:

Se avete paura di guardare in faccia una realtà che fa male e l’ingiustizia, non fatelo. Se avete paura dei vostri sentimenti, non fatelo. Se non volete mettervi in discussione, non fatelo. Se invece volete coltivare la vostra consapevolezza e la vostra crescita personale, percorrete senza esitare questo cammino e partecipate a questo tipo di viaggio.  Ne uscirà una persona diversa, verosimilmente migliore, che troverà il proprio modo di fare la differenza nel mondo

Luigi:

Non mi sento mai di dare consigli, però questa volta forse qualcuno lo darei: dimenticare le immagini ipersature di colori delle agenzie turistiche (chissà perché abbiamo bisogno di ricorrere a tali artifizi per pensare di vivere un’esperienza straordinaria); partire senza aspettative pre-costruite, aprendo il cuore e la mente per fare un bagno di realtà che non può che giovarci.

Ma non finisce mica qui. Abbiamo deciso di fare una domanda anche alla nostra travel designer Nicole.

È da più di 10 anni che viaggi in Madagascar e ormai sei una veterana. Però questa è stata la tua prima volta come guida di un gruppo. Che esperienza è stata e in cosa è stata diversa dai tanti altri tuoi viaggi in Madagascar?

Effettivamente sono più di 10 anni che viaggio su e giù per il Madagascar, tra viaggi di piacere e missioni di volontariato, ma questo è stato il mio primo viaggio da tour leader di un gruppo… com’è stata questa esperienza? FANTASTICA!!!

Mi piace stare assieme alla gente, conoscere nuove persone e condividere con gli altri esperienze ed emozioni, adoro ridere, scherzare e divertirmi, chiacchierare e ascoltare. E tutto ciò l’ho vissuto in questo viaggio. Ho avuto la fortuna di vivere questa avventura assieme a viaggiatori esperti e ho potuto fare tesoro delle loro esperienze di vita.

Per questo ringrazio Alessia che con la sua sensibilità e dolcezza mi ha emozionato e fatto piangere, ringrazio Luigi per essere stato sempre attento e curioso su tutto ciò che veniva svolto, ma soprattutto per avere regalato al popolo malgascio strane posizioni yoga, e ringrazio la fantastica Maura, una forza della natura, che mi ha insegnato che tutto si può fare, basta crederci e volerlo, ma la ringrazio soprattutto per aver condiviso con me tante THB (la buonissima birra locale).

Credo che ogni viaggio ti lasci dentro qualcosa, ti arricchisca anima e cuore, ma questo viaggio mi ha dato molto molto di più…Sono abituata a viaggiare con la mia famiglia e invece, questa volta, ho dovuto mettermi in gioco…ora, con certezza, posso dire che questo non è stato un semplice viaggio ma un viaggio di crescita interiore e personale.

Nella frenesia di ogni giorno non abbiamo mai il tempo di fermarci e riflettere su chi siamo e cosa siamo. Io l’ho scoperto in questi giorni… Ho ricordato a me stessa che l’unico limite che posso avere sono io, che non devo sottovalutarmi e devo sempre credere in me.  Sono rientrata in Italia sicuramente cambiata, consapevole delle mie capacità e della mia forza!

Questo viaggio sarà sicuramente per me l’inizio di un nuovo percorso di vita!

E infatti a settembre si replica… ma questa è un’altra storia!

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