“Sono convinto che con la bicicletta si possa andare lontano, molto lontano, a volte così tanto lontano da raggiungere la più difficile meta, quella del cuore delle persone.”
Queste sono le parole di Giancarlo Amadori, cesenate che lavora a Cervia, ma che da anni gira il mondo in sella alla sua bicicletta.
La sua ultima impresa, conclusa proprio in questi giorni, si è svolta proprio sulle strade di quell’isola meravigliosa che è il Madagascar. Ed è stata un’impresa non solo sportiva, ma anche con un importante finalità sociale.
1) Ciao Giancarlo, innanzitutto bentornato in Italia e complimenti per la tua “pedalata” in Madagascar. Ti va di presentarti in due parole ai nostri lettori?
Ciao Massimo e grazie per i complimenti e per questa intervista. Mi presento molto volentieri. Sono Giancarlo Amadori, fino a pochi anni fa pigro schiavo dell’automobile e ora fiero sostenitore della bicicletta come vero e proprio stile di vita, ancor prima che mezzo di locomozione.
Da ormai diversi anni, dopo aver scoperto la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, averne percepito subito i plurimi benefici non solo fisici ma anche mentali ed economici, ho scelto di abbandonare completamente l’auto e servirmi solo della bicicletta anche per raggiungere il luogo di lavoro (che non è proprio dietro casa, 35 km ogni giorno).
2) Mi sembra una saggia decisione. Ma, come per tutte le decisioni importanti, immagino ci sia stato un evento scatenante. È così?
È esatto. La passione per la bicicletta nacque come una sfida, uno scherzo. Dieci anni fa feci una promessa, a un amico ciclista, il quale non credeva che avrei potuto percorrere il tragitto che lui mi invitava a pedalare quel giorno.
Ebbene, quella scommessa la vinsi e da quel momento nacque il mio amore per la bicicletta. Un amore che è andato crescendo negli anni fino a diventare un vero e proprio modo di viaggiare lento e responsabile.
3) E con la tua fedele compagna a due ruote hai girato il mondo. Perché quest’anno hai deciso di andare in Madagascar?
Dopo avere pedalato in diversi paesi piuttosto civilizzati (Stati Uniti, Canada, Cuba, Islanda, Europa Centrale e Orientale), sentivo il desiderio di visitarne anche altri un po’ più “selvaggi”, per vivere emozioni ed esperienze nuove. Il Madagascar è entrato subito nella top list delle mie preferenze. Inoltre, sentivo il desiderio di fare un viaggio diverso, volevo unire alla pedalata “sportiva” anche una causa umanitaria, provare ad aiutare con il mio viaggio in qualche modo persone nello stato di bisogno.
4) Questo ti fa molto onore. La tua pedalata in Madagascar è diventata quindi qualcosa di più che un “semplice” viaggio in bicicletta?
Molto di più. Prima di partire per il Madagascar sono entrato in contatto con la onlus italiana Averiko, che cura progetti di miglioramento sociale e culturale in quel paese. Insieme ai responsabili della onlus abbiamo progettato e creato una campagna di crowdfunding legata al mio viaggio, e finalizzata a reperire risorse da destinare al centro sociale e culturale “Fanovo”, nella città di Fianarantsoa al centro del Madagascar. La raccolta fondi sarà attiva fino a fine maggio e sta andando molto bene (a proposito chi volesse dare una mano a Giancarlo può contribuire partecipando alla campagna a questo link).
5) Certo che fare un viaggio in bicicletta in Madagascar non deve essere semplicissimo. Tu come lo hai organizzato?
Indipendentemente dal mezzo di locomozione con cui si viaggia, ogni viaggio sottostà a una sua propria organizzazione pratica. Ma, per muoversi in bicicletta l’organizzazione richiesta è ovviamente molto maggiore, più ponderata e valutata. Erano molte le domande logistiche che mi facevo prima di partire e, ad alcune di queste (usare la tenda da campeggio per le notti o dormire in ostello, cucinare in autonomia oppure no), ho dato risposta solo a pedalata iniziata. Le risposte sono arrivate da sole, ho utilizzato ogni tipo di struttura ricettiva che potesse offrirmi un riparo e dei pasti pronti perché sul mio percorso non sono mai mancati.
6) Ti va di descriverci brevemente il tuo viaggio?
Sono partito dalla capitale Antananarivo e con tappe giornaliere mediamente di 70/100 km ho raggiunto il sud dell’isola percorrendo la Route National 7 fino alla città di Toliara, da cui poi ho risalito la costa fino a Mangily. Sul percorso non mi sono fatto mancare le soste nei meravigliosi parchi di cui è ricca questa isola: le montagne di Anjia, il deserto roccioso dell’Ishalo, le spiagge tropicali di Mangily, la foresta pluviale di Ranomafana. Ho pedalato tra i baobab e i lemuri. Ho percorso 850 km in 13 giorni. L’entusiasmo per questo paese è andato sempre aumentando ogni volta che la natura mi sorprendeva con la sua biodiversità e le persone con il loro “salama vazha“. Per non parlare dei meravigliosi incontri con le realtà no profit, molte di bandiera Italiana, che in Madagascar si preoccupano di portare istruzione, cultura, medicina e civilizzazione. Tra queste una menzione speciale va all’associazione Mondobimbi onlus, che gestisce il villaggio scolastico Afaka nella città di Toliara. Sono stato ospitato nella loro struttura, con i ragazzi ho condiviso cibo, un po’ di italiano e un po’ di bicicletta. Ho visto come in quel centro loro trovino ciò che non avrebbero mai al di fuori, inclusi pasti ogni giorno, sostegno medico-sanitario e naturalmente l’istruzione scolastica.
7) Mi stai facendo venire voglia di seguire il tuo esempio. Ma dimmi onestamente, come è stato viaggiare in bici in Madagascar?
Quando dicevo “Madagascar in bicicletta” vedevo i miei interlocutori sgranare gli occhi ed esortarmi a desistere. Ora lo posso raccontare e confermare che non ho avuto alcun problema. Sul percorso, al contrario, ho sperimentato e toccato con mano la solarità, la generosità e la gentilezza di un popolo estremamente povero ma ricco di umanità, tanto da lasciarmi spesso incredulo e profondamente toccato. Sì, è vero, esistono zone nelle quali per ragioni logistiche o di sicurezza non è consigliata la circolazione, soprattutto per mezzi lenti come la bicicletta. In quei casi ho utilizzato i trasporti locali, caricando la bicicletta sul tetto del taxi-brousse. Ho potuto così sperimentare quanto rispetto e protezione mi sentissi addosso dai locali che volevano fare del mio viaggio una tranquilla esperienza.
8) Qual è la cosa che più ti ha colpito del Madagascar?
Credevo che avrei trovato risposta alla reiterata domanda che mi facevo sempre, ogni volta che sul mio percorso incontravo i saluti dei locali, l’entusiasmo e la curiosità dei bambini, l’incessante lavoro fisico senza sosta che richiedono gli sterminati campi di riso e di soia. A viaggio concluso ancora mi chiedo oggi come possa un popolo cosi povero avere dentro tanta ricchezza, umanità, dignità e partecipazione.
9) A chi ti senti di consigliare un viaggio di questo tipo?
Vorrei davvero che il Madagascar fosse meta turistica e di scoperta per tutti coloro che, abituati a vivere in una società come la nostra dove abbiamo tutto e forse troppo, siano alla ricerca di un viaggio in grado di aprire la mente e il cuore su una realtà profondamente diversa. Il Madagascar non è un viaggio, ma una serie di esperienze che chiunque abbia la fortuna di viverle si porterà dentro per sempre. Al punto che, come accade a me, al ritorno ti mancheranno quelle persone e ti mancherà tanto quel poco che da loro hai ricevuto. Un poco che è, in realtà, tantissimo.
10) Grazie del tuo emozionante racconto Giancarlo. Dalle tue parole trasuda l’entusiasmo e l’amore che provi per questo incredibile paese e il suo popolo. Prima di salutarci però dacci un’anticipazione sui tuoi progetti futuri. C’è un altro viaggio in bicicletta all’orizzonte?
In realtà ti confesso che il Madagascar ha stravolto ogni ordine di pensiero sui miei progetti cicloturistici prossimi futuri. Al momento non sono in grado di pensare ad altro se non di ritornare in Madagascar e pedalare di nuovo sulle sue strade. Per farmi invadere ancora l’anima e il cuore dal meraviglioso popolo malgascio e dalle bellezze sconvolgenti dell’isola rossa. Di più, il mio grande sogno è quello di dare la possibilità ad altre persone di provare la stessa incredibile esperienza che ho vissuto io. Per questo sto cercando di creare un viaggio di gruppo in bicicletta in Madagascar, che spero di poter realizzare già l’anno prossimo.
E noi di Namatours, caro Giancarlo, ti aiuteremo a realizzare il tuo sogno. Anzi, credo proprio che possiamo già ufficializzare PedalaMadà2019, ovvero il viaggio di gruppo in bicicletta sulle strade del Madagascar insieme a Giancarlo Amadori previsto per giugno 2019. Manca ancora un po’ è vero, ma intanto iniziate a segnarvelo e, se siete interessati, a contattarci per maggior informazioni.