Namatours fin dall’inizio è nato con la missione di organizzare Viaggi Solidali in Madagascar.
Ma cosa significa esattamente questo? Per spiegarlo bene abbiamo intervistato Silvia e Donato, una coppia di viaggiatori italiani che a settembre hanno visitato il Madagascar con una finalità ben precisa.
Avete scelto il Madagascar come meta per il vostro viaggio. Perché questa decisione? Cosa vi aspettavate prima della partenza?
Un viaggio in Madagascar, per qualsiasi viaggiatore incallito come noi, è un sogno ricorrente.
La prima volta che abbiamo pianificato e organizzato un viaggio in Madagascar risale ad oltre 20 anni fa, quando la Lonely Planet si vendeva ancora in lire… Uno spostamento dei voli ci aveva costretti a rinunciare all’ultimo momento, ma il sogno è spuntato e subito rientrato nel cassetto altre volte negli anni successivi. Fino a qualche mese fa, quando casualmente lo abbiamo ripreso e questa volta abbiamo cercato di concretizzarlo con strumenti più moderni.
Navigando in rete ci siamo imbattuti in un percorso che corrispondeva a quello che avevamo pianificato e riveduto in passato. Qualcuno aveva dato un titolo a quell’itinerario e a quel viaggio: “La fine della terra”. Così abbiamo contattato Namatours e insieme a voi abbiamo costruito il nostro viaggio. Volevamo vedere animali, parchi nazionali, paesaggi e avere contatti con la gente del Madagascar. “La fine della terra” ci prometteva anche due giornate speciali che ci hanno incuriosito e spinto a capire cosa si celava dietro l’etichetta di Viaggio solidale. E il legame stretto tra Namatours e Aid4Mada si è rivelato, aumentando la nostra curiosità e le nostre aspettative: viaggiare da turisti consapevoli e solidali rappresentava un’incognita e anche una prova, di certo una novità dopo tanti viaggi “tradizionali”.
Che situazione avete trovato dal punto di vista sanitario e sociale? Secondo voi il Madagascar è una meta sicura per viaggiare oggi?
Fotografo per passione, sono rimasto spiazzato dalla evidente situazione di difficoltà sociale e sanitaria che ci siamo trovati di fronte appena arrivati, e per tutto il primo giorno non sono riuscito a scattare neanche una foto.
Pur avendo letto delle difficoltà economiche e politiche del Madagascar, la realtà che l’obiettivo avrebbe dovuto incidere sul sensore della reflex ha superato l’informazione e l’immaginazione. Dovunque una povertà evidente che ad ogni km da Tanà fino a Tulear, lungo il nostro itinerario, si è fatta più diffusa e profonda. Nugoli di bambini di tutte le età, scalzi e mal vestiti, ai bordi delle strade e nei pressi di bancarelle e mercatini brulicanti di gente, a giocare tra loro e con giocattoli rudimentali, palloni di stracci, slitte di legno e ruote di metallo, distratti solo dalla curiosità per noi Vasa’, gli stranieri bianchi vestiti bene e carichi di tecnologia (cellulare, videocamera, macchina fotografica).
Tutt’intorno adulti, donne soprattutto, indaffarati nella vendita di prodotti della terra, spesso cucinati su fornetti alimentati a carbone, su marciapiedi poco distinguibili dalla strada e dalle fogne a cielo aperto. E poi la sete, negli occhi, nei gesti supplichevoli per ricevere un po’ d’acqua o anche solo le bottiglie di plastica vuote da riempire in pozzi chissà quanto lontani dalla strada, lungo la strada nazionale RN7 poco prima di arrivare a Tulear, il sud più povero del Madagascar, la fine della terra. Una realtà impregnata di povertà che si fatica ad accettare e lascia tramortiti e pensierosi.
Della sicurezza ci siamo “preoccupati” a Tana’, la capitale, edotti anche dalla nostra guida-driver Titi, attenti a non destare pericolose attenzioni dai locali con i nostri zaini e aggeggi tecnologici. Nel resto del paese un semplice livello di attenzione, in particolare nei mercati più affollati, ed evitando di uscire da soli dopo il tramonto, ci ha evitato qualsiasi spiacevole avventura e ci siamo sentiti comunque sempre al sicuro, perché nonostante le difficoltà evidenti i malgasci sono accoglienti, sereni e sorridenti, aperti e ospitali.
Il vostro è stato un viaggio un po’ diverso dal solito. Vi va di raccontarci cosa lo ha reso speciale?
È scontato in Madagascar entusiasmarsi alla presenza di lemuri, camaleonti, gechi, insetti, roditori, uccelli che solo in quella terra vivono e la connotano come unica. Anche lo spettacolo delle balene nel Canale di Mozambico, avvistate su una piroga a vela in un mare spettacolare, ha il sapore delle aspettative di viaggio soddisfatte. Non meno indimenticabili i paesaggi, il rosso della terra degli altopiani, la vitalità della foresta pluviale, i canyon dell’Isalo e le isole di sabbia bianca di fronte ad Anakao.
Ma sulle retine e nel cuore si sono impressi indelebili i sorrisi dei bambini della scuola di Tulear gestita da Aid4Mada, nelle orecchie le vocine festose e i ritornelli delle canzoncine che ci hanno commosso fino a farci piangere sulla soglia del cortile della scuola. A più stretto contatto, e in una realtà più difficile e dolorosa ma altrettanto festosa e allegra, quella dell’orfanotrofio gestito daAid4Mada, dove i 6 bambini ci hanno preso per mano e portato a visitare la loro casa, mostrandoci i lettini a castello e gli zainetti nuovi per l’imminente inizio della scuola, abbiamo avvertito più forte i battiti dei nostri cuori e dei loro, mentre giocavamo insieme a pallone o li osservavamo infilare con esperta disinvoltura galline e caprette nel recinto che dividono con tartarughe e conigli. Abbiamo capito che la felicità si ottiene con poco, soprattutto se non si ha nulla, o quasi.
Cosa vi siete riportati a casa da questa esperienza?
Ed è proprio questo, quello che le foto e i video potranno raccontare solo parzialmente, quello che ci siamo portati dal Madagascar.
La consapevolezza che, in un paese così bello, in cui la natura è ancora incontaminata e i paesaggi non devastati, la popolazione locale soffra per difficoltà enormi e ogni giorno debba affrontare problemi di sopravvivenza come sete, fame e salute. Una consapevolezza che non può lasciarci indifferenti. Il Madagascar ha piantato un seme di solidarietà dentro di noi e ci ha svelato il segreto di un viaggio solidale, in cui forse ricevi più di quello che dai e questo ti spinge inevitabilmente a nutrire e germogliare la voglia di dare e fare ancora di più, forse alla fine per ricevere ancora di più.
È una domanda strana da fare appena rientrati da un viaggio, ma pensate di tornare in Madagascar?
Non so se torneremo in Madagascar, perché anche se tornati a casa, siamo ancora un po’ laggiù e ci nutriamo ogni giorno delle foto e dei video che rimescolano ricordi ed emozioni. Sicuramente ci torneremo con i pensieri e i sogni, come quelli che tanti anni fa non abbiamo cancellato o dimenticato, e che alla fine ci hanno portato in Madagascar con Namatours.
Perché continuare a sognare aiuta a vivere, e i sogni a volte si fanno realtà.
Basta aspettare.